Nichi e le dimissioni
Da Di Pietro e Vendola (ma non solo), spesso abbiamo sentito una frase, soprattutto riferita a Berlusconi e a molti suoi sodali coinvolti in inchieste, non ultimo l'attuale presidente della Regione Lombardia Formigoni: "chi è indagato deve dimettersi!". Pur essendo da sempre garantisti (per noi nessuno è colpevole fino alle condanne definitive), la condividiamo più che altro per una questione di dignità e di moralità. A maggior ragione, però, dovrebbe dimettersi chi è stato rinviato a giudizio! A meno che non si chiami Nichi Vendola. Incoerente
Grillo si è voluto distinguere da par suo e, dopo essersi dichiarato opportunisticamente a favore dei matrimoni tra omosessuali, ha accusato la Bindi di non aver mai avuto problemi di convivenza con il vero amore. Non solo volgare ma anche maschilista. Una cosa è rispondere politicamente, un'altra è offendere personalmente. Sull'amore poi. Vergognoso.
Anche Casini ha voluto dire la sua, definendo i matrimoni tra omosessuali incivili. Incivili e immorali sono le prebende e i privilegi che percepiscono i parlamentari. Ma su questo, il buon Pierferdi, preferisce glissare. Ipocrita.
Il Pd e lo statuto.
Lo statuto del Pd prevede che si possa essere candidati per un massimo di tre legislature. Rosy Bindi, che con l'attuale è alla sesta non potrebbe essere più candidabile. Con lei rischiano molti pezzi da novanta, tra i quali D'Alema, alla settima, Veltroni, alla sesta, Fioroni, alla quarta. In totale sono una settantina, non pochi. In molti, all'interno del Pd, cominciano a non sopportare più "l'arroganza della vecchia guardia nel ritenersi indispensabile" (Sandro Gozi in un'intervista alla Stampa). Il dilemma è concedere una deroga a tutti questi "vecchietti" o dare inizio a quel famoso rinnovamento nelle persone e nelle idee che tanto si predica a parole ma per nulla lo si pratica nei fatti? Amletici.
Silvio.
Abbiamo evitato di commentare la probabile ridiscesa in campo di Berlusconi. Il cui cervello è in fuga da troppo tempo ormai e non fa più notizia.