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giovedì 25 agosto 2011

Dio e Cesare

Eravamo indecisi se scrivere o meno questo post. La questione è delicata e si rischia di essere fraintesi se non la si affronta in maniera seria. 
Un partito politico degno di tale nome, però, non può assumere atteggiamenti da Ponzio Pilato e non esprimere la propria posizione. 
E noi socialisti lo siamo, un partito, e pertanto non abbiamo paura di farlo. Sapendo di non possedere, al contrario di altri, la verità assoluta e di poter essere criticati. La discussione in atto sulla manovra “lacrime e sangue” varata dal Governo ha riportato alla ribalta una questione ancora irrisolta: i privilegi fiscali alla Chiesa cattolica. A rinnovare la querelle è stato il segretario nazionale dei Radicali Staderini, il quale ha affermato che abolendo l’8 per mille e le esenzioni fiscali alla Chiesa, lo Stato potrebbe recuperare 3 miliardi di euro l’anno con evidenti benefici in termini di entrate. La proposta è politicamente quasi caduta nel vuoto. Oltre ai radicali, si sono espressi a favore Futuro e Libertà e noi Socialisti. Mentre si sono dichiarati contrari Casini e, a titolo personale, Rosy Bindi. Imbarazzante è il silenzio del Pd sull'intera vicenda: evidentemente Palazzo Chigi val bene una messa. Su Facebook, invece, si è scatenato un fuoco di fila contro il Vaticano.  Prima di esprimere la nostra opinione come locale sezione socialista, dobbiamo esporre i fatti, senza partigianeria. Senza cioè farci prendere da integralismi religiosi (cattolici in questo caso) né da frenesie anticlericali e/o ateistiche. E con tutti i riferimenti normativi sennò parliamo di aria fritta.
Dunque, i rapporti tra Stato e Chiesa cattolica sono regolati dai Patti Lateranensi, richiamati dall’art. 7 Cost. e integrati dagli accordi di Villa Madama del 1984, conosciuti come Nuovo Concordato. I Patti[1] prevedono l’esenzione tributaria di tutti gli immobili di proprietà della Chiesa specificati[2]. Inoltre dispongono che i lavoratori dipendenti da società con sede nel Vaticano, non pagano i tributi (l’Irpef) anche se la loro sede lavorativa è sul territorio italiano[3]. Il Nuovo Concordato conferma quanto stabilito dai Patti[4] . Esso dispone anche che le attività diverse da quelle indicate precedentemente sono soggette ai tributi previsti dallo Stato italiano[5]. La Chiesa cattolica usufruisce di forti agevolazioni fiscali non solo per l’attività religiosa e di culto ma soprattutto per quelle assistenziali, sanitarie o educative di alcune sue attività. Ad esempio, l’Ires è ridotta del 50% per tutti gli enti, e non solo quindi per quelli appartenenti alla Chiesa, che svolgono attività assistenziali, di beneficienza e istruzione. La Chiesa non è soggetta al pagamento dell’ICI sui beni immobiliari, ad es. chiese e oratori,  che utilizza per fini non commerciali[6] . Diversa è la disciplina che riguarda gli immobili ad uso commerciale della Chiesa. Il 2° Governo Berlusconi dal 2005 ha previsto l’esenzione totale dall’Ici anche per questi immobili[7] . Il 2° Governo Prodi limitò l’esenzione a quegli immobili della Chiesa aventi finalità “non esclusivamente” commerciali[8]. L’avverbio “esclusivamente” (il cui autore fu l’allora Ministro dello Sviluppo Economico…) ha permesso alla Chiesa di non pagare l’Ici anche per le strutture turistiche, alberghi, negozi, centri vacanze: è sufficiente la presenza di una cappella all’interno della struttura per qualificare l’immobile come “non esclusivamente commerciale”. Ad autocertificare la destinazione d’uso di questi immobili è la Chiesa stessa. La legge in questione è sotto indagine da parte dell’Unione Europea. Infine, oltre alle esenzioni fiscali, lo Stato Italiano eroga molti fondi, direttamente o indirettamente, alla Chiesa cattolica per le sue attività religiose e di culto: dai finanziamenti statali alle scuole cattoliche (in quanto scuole private) all’8 x mille dell’Irpef[9].
Il meccanismo di ripartizione dei fondi dell’8xmille (che qui per semplicità non riportiamo) fa sì che la Chiesa cattolica non è solo la principale destinataria dei fondi di chi firma ma anche di chi non firma per nessuna destinazione degli stessi. Questo dunque il quadro normativo delle esenzioni fiscali e dei fondi assegnati alla Chiesa cattolica.  Qual è dunque la nostra opinione in merito. Bene, fermo restando l’importanza, non solo religiosa, ma anche sociale ed umanitaria della Chiesa cattolica, condividiamo in gran parte la proposta dei Radicali. E non, lo abbiamo specificato prima, per sentimenti anticlericali o ateistici. E’ una questione di giustizia sociale. Nessun vuol far pagare l’Ici ai luoghi di culto (le chiese) o agli oratori. Ma troviamo scandaloso che non venga pagata sugli immobili di natura commerciale solo perché non “esclusivamente” tali. Vi pare giusto che un hotel a 5 stelle, un villaggio vacanze e così via,  di proprietà della Chiesa, siano esenti dall’Ici perché al loro interno c’è una cappella che cambia la destinazione d’uso dell’immobile? A noi no. E allora aboliamo la legge che prevede questo privilegio fiscale. Non siamo d’accordo con la proposta dei radicali di abolire in toto l’8xmille. Il cittadino italiano è libero di scegliere a chi destinarne la propria quota. Riteniamo invece che fondi di chi non sceglie la destinazione non devono essere ripartiti proporzionalmente agli aventi diritto ma devono restare allo Stato Italiano. La riduzione dell’Ires del 50% è , secondo noi, un'agevolazione fiscale troppo alta e dovrebbe essere ribassata di almeno un terzo. E infine riteniamo (ma questa è una vecchia battaglia di noi socialisti, da sempre al fianco della scuola pubblica) che i finanziamenti alla scuola privata devono essere aboliti del tutto. Fare delle scelte come quelle da noi indicate, a maggior ragione in tempo di crisi economica, permetterebbe allo Stato Italiano di incassare alcuni miliardi di euro l’anno che andrebbero sicuramente ad alleggerire il peso di questa manovra  e di non chiedere ulteriori sacrifici ai cittadini anche per il futuro. Rinunciare a questi privilegi gioverebbe alla credibilità della Chiesa stessa: “date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Null’altro.



[1] Art.16 Patti Lateranensi
[2] Artt. 13,14,15 Patti Lateranensi
[3] Art.17 Patti Lateranensi
[4] Art. 7 commi 1,3 Nuovo Concordato
[5] Art. 7 comma 4 Nuovo Concordato
[6] Art. 7 commi d), e) del D.Lgs n.504 del 1992
[7] Art. 7 comma 2-bis del D.L. n.203 del 2005
[8] Art. 39 comma 1 del D.L. n. 223 del 2006
[9] Le finalità per cui vengono assegnati i fondi dell’8xmille alla Chiesa sono indicate nell’art. 48 della legge n. 222 del 1985

lunedì 22 agosto 2011

Uffa


Volevamo goderci in santa pace questo caldo agosto senza parlare di politica, tra la più grave crisi economica del dopoguerra, per alcuni preludio della fine dell’Occidente (tanto il 21 dicembre 2012 ci sarà la fine del Mondo) e l’imminente inizio del campionato di calcio, come da copione all’insegna dell’austerity, ma non possiamo proprio. Lo sappiamo, in molti, anche a livello locale, sarebbero felici se scomparissimo del tutto (politicamente s’intende), così da fare a meno di confrontarsi con noi e per questo, nonostante i sondaggi non siano favorevoli in termini numerici, continuano a non chiamarci nei talk-show televisivi (alla faccia del pluralismo e della democrazia) e a oscurare le nostre iniziative (si veda, per esempio, la raccolta di firme per le 4 proposte di referendum iniziata già da qualche mese e opportunamente taciuta dai media televisivi e della carta stampata). Ma se pensano così di scoraggiarci farebbero meglio e presto a cambiare idea. Questo post è una risposta ad un articolo del giornalista Luca Telese. Chi è costui direte voi? E’ presto detto. Luca Telese, è il conduttore (naturalmente pluralista e democratico anche lui, ça va sans dire), insieme alla Costamagna, del talk show di La7 In onda  nonchè giornalista de Il Fatto Quotidiano. In un articolo su Il Fatto Quotidiano del 19 agosto scorso,Telese spara a zero su Susanna Camusso, segretaria nazionale della CGIL, e sui ministri Sacconi (soprattutto) e Brunetta. I quali vengono criticati ferocemente non perché, Sacconi (e Brunetta), responsabili di scelte disastrose di una politica economica ingiusta e sbagliata, e la Camusso perché, siglando l’accordo del 28 giugno scorso, a queste si è allineata, ma in quanto tutt'e tre socialisti (in realtà sono ex-socialisti ma la sostanza non cambia affatto). E lo sottolinea con evidente disprezzo (Rosy Bindi docet!). 
Della serie:le cose vanno male in Italia perché ci sono i socialisti. 
Di questo passo arriveremo alle liste di proscrizione e alla dichiarazione di illegalità, e conseguente scioglimento d’imperio, del Partito Socialista (chissà perché ci viene in mente, a tal proposito, un particolare periodo della storia d’Italia conosciuto con il nome di Ventennio…). Fedele nei secoli, il buon Luca, alla più becera tradizione antisocialista di stampo staliniano e togliattiano (“nessun concorrente e nessun nemico a sinistra”) del Pci. Già perché ci siamo dimenticati di dire che Luca Telese è il compagno di Laura, giornalista di Studio Aperto, nonché figlia minore di Enrico Berlinguer. 
Alla prossima puntata.