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sabato 26 marzo 2011

Il pluralismo e la damnatio memoriae

Qualche giorno fa, il direttore di EMG Fabrizio Masia, commentando il suo consueto report sulle intenzioni di voto fatto per il Tg La7 di Mentana osservava come sia fondamentale, per aumentare i consensi, ancorchè virtuali, la presenza  nei talk show e nei notiziari televisivi, dei leader di partito. Ne consegue che i partiti con la più alta percentuale sono quelli i cui leader sono ormai di casa nei talk show televisivi. Indipendentemente da ciò che propongono. Purtroppo però c’è un leader di un partito che non viene mai invitato. E’ il segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini. Agli occhi del cittadino medio, una parziale giustificazione potrebbe essere la seguente: il Psi conta attualmente come il due di picche, non è nemmeno in Parlamento quindi perché dargli spazio televisivo? Giusto (si fa per dire, naturalmente) se non che, per esempio a Ballarò (il cui conduttore, Giovanni Floris, si è definito un liberal - socialista!) spesso vengono invitati rappresentanti di partiti non solo al di sotto della percentuale attribuita al Psi dai sondaggi ma che non sono presenti in Parlamento. A parte il prezzemolino Vendola (fondatore di un altro partito ad personam), talmente presente in ogni dove (televisivo) e per il quale la carica di Governatore della Puglia è ormai un optional, vengono invitati anche quei rappresentanti di partiti ( La Destra, Federazione della Sinistra) che sono extraparlamentari (cioè Storace, Diliberto, Ferrero e company). Di Nencini nessuna traccia. Lo stesso discorso vale per Annozero, Porta a Porta, l’Infedele e chi più ne ha più ne metta.  Anche i Tg fanno la loro parte. Il bello che tutti i conduttori di questi programmi, più e più volte inneggiano al pluralismo dell’informazione. Nobili parole smentite però dai fatti. Passi per i conduttori di quei talk – show delle Tv private (Mediaset e La7) i quali devono comunque rispondere al proprio editore (il principio “Tengo Famiglia” vale per tutti ma non è una giustificante) ma non può valere per i conduttori a servizio della Tv pubblica. Anch’essi devono dar conto al loro editore. Si da il caso, però, che il loro editore sono i cittadini italiani tra i quali ci sono anche i socialisti che hanno tutto il diritto di poter vedere i propri rappresentanti in queste trasmissioni. Potremmo proseguire con moltissimi esempi, anche riguardo alla carta stampata. Siamo consapevoli che sui socialisti ingiustamente incombe, da ben 20 anni, una damnatio memoriae che, la Storia lo sta ampiamente dimostrando, non ha ragion d’essere. 
Ma il troppo stroppia. Sempre e comunque.
E per dimostrare, semmai ce ne fosse ancora bisogno, ciò che diciamo, basta ascoltare le parole che il paladino dell'informazione pluralista Michele Santoro ha pronunciato, bontà sua, il 3 marzo scorso ad Annozero. 
Le riportiamo prima scritte e poi in video:
“Io devo guardare la televisione e dire 'ecco, le mie idee sono minoritarie, però li ci sono e domani potrebbero diventare maggioritarie". 



Ogni altro commento è puramente superfluo

giovedì 3 marzo 2011

A proposito di...

Lo spunto di questo post ci è venuto ieri, quando si è saputa la notizia della candidatura, a sindaco di Napoli, dell'ex-magistrato Luigi De Magistris dell'Idv. Tralasciando le pur notevoli conseguenze politiche del gesto (non è il candidato del centrosinistra e ad esso si contrappone) e indipendentemente dall'appartenenza politica di chi è favore e di chi è contrario alla discesa in campo degli ex-magistrati (chiunque essi siano e con qualsivoglia partito vogliano correre), vogliamo postare la parte finale dell'interessante intervista che Piercamillo Davigo ha rilasciato al giornalista Antonello Piroso nel corso della trasmissione Niente di Personale del 27 febbraio scorso. Davigo ha fatto parte, insieme a F.S.Borrelli, Antonio Di Pietro, I. Boccassini, G. D'Ambrosio, G. Colombo e A. Spataro del c.d. Pool di Mani Pulite. Attualmente ricopre il ruolo di Giudice alla Corte Suprema di Cassazione.




La risposta di Davigo si commenta da sola. E ci trova perfettamente d'accordo. 

A difesa della scuola pubblica

Questo è il discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950 da Piero Calamandrei, uno dei nostri padri costituenti. Ed è di un'attualità sconcertante! 

Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.
Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico".

Non c'è bisogno di aggiungere altro.
Ancora una volta i Socialisti sono al fianco della scuola pubblica.