(e del suo partito) fine , politica e umana, potesse chiudere definitivamente una brutta e drammatica stagione della politica italiana. Invece, a vent’anni di distanza, siamo a parlare ancora una volta di corruzione nei partiti come se nulla fosse (o meglio è) cambiato. Il caso di Luigi Lusi, senatore del Pd accusato di aver sottratto ben 13 ml di euro quando era tesoriere della Margherita[3] ci riporta indietro nel tempo. La Margherita è stato uno dei due cofondatori del Pd. Dove, nonostante l’espulsione immediata dal partito di Lusi, non sono affatto tranquilli. La vicenda sta passando in secondo piano, a causa del maltempo che attanaglia l’Italia e che occupa le cronache di Tg e giornali. La questione è grave. Oltre all’illecito, l’aspetto più allucinante è che partiti ormai estinti continuino a ricevere contributi dallo Stato. Tra il 2007 e il 2011, questi partiti hanno continuato a percepire cospicui rimborsi elettorali (per qualsiasi elezione) per cinque anni anche se la legislatura ne durava due[4]. Inoltre, i partiti che superano lo sbarramento (laddove previsto cioè per le politiche e le europee), e cioè gli stessi di cui sopra, si spartiscono i soldi dei rimborsi dei partiti che invece non ce l'hanno fatta. Un vergognoso doppio scandalo perpetrato da chi, nel 1992, si ergeva sul piedistallo di una falsa moralità e innocenza. E' il ritorno del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa: “bisogna che tutto cambi perché tutto resti com’è”. E’ così è stato. Il caso Lusi dimostra, non essendo né il primo né l’ultimo (è di questi giorni la notizia dell'arresto del vicepresidente del consiglio regionale umbro ed ex-sindaco di Gubbio Orfeo Goracci, di Rifondazione Comunista, per abuso d'ufficio e concussione), come la corruzione nei partiti non sia stata affatto sconfitta, così come la questione morale non ancora affrontata seriamente[5]. Inoltre la vicenda riporta a galla i limiti e le manchevolezze di un’indagine, Tangentopoli, parziale e poco efficace. Carlo De Benedetti, il proprietario ed editore del quotidiano La Repubblica e del settimanale L'Espresso, nel libro del giornalista M. Damilano[6] ha affermato: “in quella operazione (cioè Mani Pulite ndb) il PCI è stato protetto, perché sia Borrelli che D’Ambrosio volevano distruggere un sistema di potere, non tutti i partiti, non la politica”.
Non sappiamo se le cose siano andate così come afferma De Benedetti.
Certo, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.
[2] In un drammatico discorso alla Camera dei Deputati il 3 luglio 1992, in cui chiamò a correità tutti i partiti. Ne diamo lo stralcio più significativo: “ Tutti sanno del resto che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale. I partiti, specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare o illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’Aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro.”.
L’Aula rimase in un assordante silenzio. Nessuno si alzò.
[5] Persino i Radicali! L’ex tesoriere del partito, Pasquale Quinto, è stato condannato a 10 mesi di reclusione per appropriazione indebita e aggravata dalle casse del partito.
0 commenti:
Posta un commento